Corso Giovanni – Parrocchia San Gabriele dell’Addolorata di Pescara

Con gioia condividiamo che nel week-end dal 27 al 29 gennaio 2017 si è svolto presso la parrocchia San Gabriele dell’Addolorata di Pescara il corso Giovanni, una meravigliosa esperienza sul comando di Gesù,
“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli” Mt 28,19  proposta ai gruppi giovani.
 

Quella del ritiro è stata un’esperienza molto profonda nella quale ho avuto la possibilità di stare alla presenza del Signore, ascoltare la sua Parola e pacificarmi nella pienezza del Suo amore.

La settimana che precedeva il ritiro ero presa da mille cose e avevo deciso di non andare ma ringrazio Dio perché, nonostante mi stessi per far scappare un’occasione preziosa, ha trovato la strada per vincere l’indolenza che pietrificava la mia vita in quel periodo. Ho vissuto intensamente ogni istante di quei tre giorni ma in particolare voglio raccontare di quelli in cui Dio ha fatto luce nella mia mente e nel mio cuore. La prima serata sono rimasta colpita da una scena  che ho rapportato metaforicamente alla mia vita e ho compreso quanto sia importante saper cambiare le proprie abitudini o mentalità, anche imparando a chiedere aiuto agli altri, quando ci si trova in un circolo vizioso di situazioni e sensazioni negative che si ripresentano ripetutamente nella nostra quotidianità  e alle quali non trovi mai una soluzione; ho iniziato a ragionare sul fatto che raramente pregavo o affidavo una situazione a Dio e nei momenti di difficoltà non gli consegnavo  “la mia ascia” perché lui potesse affilarla ma continuavo ad intestardirmi e a non essere in grado di prendere una qualsiasi decisione perché ero terrorizzata e mi sentivo spesso incapace di agire.

Il giorno successivo ho avuto occasione di fermarmi a riflettere nel cammino che ci portava a seguire Gesù in una sua “giornata tipo” e nel percorrere con Lui quegli istanti passo a passo mi guardavo dentro e mi accorgevo di quanto poco tempo io dedicassi alle persone che amo e di quanto un gesto o una parola, se fatti con amore e non per dovere, potessero sciogliere tanti nodi che rompono spesso l’armonia familiare. Ho pensato al mio rapporto con la società che mi circonda, mi particolar modo  al mio rapportarmi con la realtà paesana in cui vivo e dalla quale tento di fuggire da anni e ad un tratto ho intuito che forse avevo spesso agito con insofferenza e giudizio prima ancora di provare a conoscere fino in fondo  quelle realtà e a dare il mio contributo per cambiare le cose con un atteggiamento più caritatevole; ho compreso  che forse proprio  quella diversità di vedute, che percepivo come un ostacolo insormontabile da anni, poteva essere invece uno stimolo.  Fermarmi a pregare senza distrazioni mi ha dato la possibilità di rivedere dei flash del mio passato e ho intercettato la mia incapacità di donarmi agli altri fino in fondo, lasciando sempre qualcosa di me solo e soltanto per me, con la mia testardaggine nel voler avere sempre un paracadute nei sentimenti, nelle relazioni, con la mia non fiducia che puntualmente mi porta a precipitare in fretta, a vivere una solitudine che mi lascia senza fiato e ad accumulare rimpianti su rimpianti. Ringrazio Dio per aver fatto luce su quelle macerie che continuo ad oggi ad accumulare e che voglio combattere.

Alcuni degli istanti più intensi di questo ritiro sono stati per me quelli di silenzio perché nella vita di tutti i giorni mi concedo pochi momenti così; penso molto e le tante paranoie unite alle paure finiscono per soffocare come rovi il mio cuore al punto che faccio fatica a distinguere spesso  quello che voglio davvero nel profondo da quello che non voglio; in quei momenti di deserto è stato come se dal mio petto avessi dopo anni ascoltato un’energia vitale, intensa, libera, pura che era come repressa in un forziere. Nel pomeriggio quando mi sono guardata allo specchio nel silenzio ho visto in me uno sguardo diverso, che non teme, che non si abbassa, che non sfugge ma che sa guardare avanti a sé senza vergogna né timore di giudizio perché sa di essere amato da un Dio che ha scelto quegli occhi perché potessero scorgere il mondo in tutta la sua bellezza. Ho sperimentato che la mia insicurezza, che è la mia più grande malattia, è spesso frutto del mio non affidarmi a Dio, del mio non sentirmi degna e il Signore in quei giorni ha abbattuto i tanti muri che avevo costruito intorno a me ricolmandomi del suo amore. E’ stato quell’amore forte, che non si arrende  a sciogliere dei nodi profondi, ad iniziare ad aprire il mio cuore al perdono verso me stessa e verso alcune persone della mia vita con le quali avevo dei rapporti sgretolati; è stato quell’amore a mettere in me il desiderio di raccontare agli altri di questa meravigliosa esperienza  perché possano sperimentare la presenza di Dio nella loro vita e possano comprendere, com’è successo a me, che Dio ci accetta con i nostri  errori,  egoismi,  rimpianti e ci dà sempre la possibilità di cambiare la nostra  vita  se solo ci lasciamo  amare,  guidare dalla sua Parola e non ci abbandoniamo al torrente dell’abitudine e alla sofferenza.

Carla